Qualche giorno fa Samir Zakaria, giornalista di RDS Lifestyle mi ha chiesto di parlare brevemente dell’importanza dell’educazione olfattiva. Avevo preparato qualche approfondimento che per comprensibili ragioni di tempo non è stato possibile includere nell’intervista radiofonica. Riporto perciò queste riflessioni qui di seguito: sono inerenti la relazione tra la percezione olfattiva e la nostra disponibilità ad aprirci o a chiuderci al mondo esterno.
L’intervista radiofonica, andata in onda su RDS il 12/04/2023 si può invece riascoltare qui.
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Che cos’è l’educazione olfattiva?

L’educazione olfattiva è un’alfabetizzazione che ci rende in grado di usare in modo più competente la nostra mente olfattiva. È il nostro modo di sentire e pensare gli odori a essere interessato.

Durante il Training Olfattivo impariamo a conoscere il mondo degli odori che ci circondano, sia quelli naturali che quelli artificiali. Cerchiamo di ampliare la nostra memoria olfattiva, impariamo a sentirli in tutte le loro sfaccettature, cerchiamo rimandi con altri odori simili e diventiamo competenti nel descriverli a parole.

Si dice spesso che l’olfatto sia un senso muto, in realtà ci mancano le parole perché nessuno ci educa a parlare delle nostre sensazioni olfattive. Siamo soliti usare l’olfatto in modo per lo più inconsapevole o solo per scopi di immediata utilità.

Ne consegue che la nostra capacità di valutare gli odori è carente e ci limitiamo all’aspetto edonico: mi piace/non mi piace. Senza neanche sapere per quale ragione ci piace o non ci piace qualcosa.

Spesso pensiamo che gli odori diano messaggi univoci, invece il nostro modo di decodificarli è relativo alla nostra cultura e al contesto in cui l’odore viene proposto.
Ricordate il film della Wertmüller Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto? Qui l’odore di sudore del marinaio, che inizialmente disturbava le narici della ricca vacanziera interpretata dalla Melato, diventa improvvisamente seducente quando i due si ritrovano in intimità su un’isola deserta.

L’educazione olfattiva ci insegna a essere curiosi, a farci delle domande sul nostro modo di sentire e a scardinare i pregiudizi. A poco a poco ci renderemo contro che la conoscenza ci permette di abbracciare un universo olfattivo sempre più vasto, connettendoci con l’esterno in modo più ricco e significativo.

Qual è il legame tra decadimento olfatto e depressione?

Ci sono evidenze scientifiche che hanno mostrato questa correlazione. Il rapporto è binario: è stato osservato che pazienti affetti da depressione hanno spesso una minor sensibilità olfattiva e, viceversa, nelle persone che lamentano una perdita dell’olfatto si riscontrano più frequentemente i sintomi della depressione.

La correlazione va cercata nel funzionamento del sistema limbico, l’area del nostro cervello in cui elaboriamo le emozioni primarie. L’olfatto è l’unico dei nostri cinque sensi a mandare stimoli direttamente al sistema limbico senza passare dal talamo. Quindi, un battito d’ali, quando sentiamo gli odori, anche le nostre memorie ed emozioni sono coinvolte. Ecco perché la nostra prima reazione di fronte a uno stimolo olfattivo è di tipo attrazione/repulsione. Poi facciamo entrare in funzione anche la corteccia orbitofrontale e iniziamo una valutazione più complessa che chiama in causa competenze diverse, per esempio quelle di tipo estetico.

Anche negli stati depressivi il sistema limbico è fortemente coinvolto e probabilmente in parte danneggiato. Questa problematica si rifletterebbe quindi, per vicinanza, anche sulle capacità olfattive. E viceversa.

Non son una psicologa né un medico, perciò le mie considerazione sono più che altro di tipo generale e filosofico.
Se le emozioni ci pervadono e ci sentiamo incapaci di governarle e gestirle, una strategia per uscirne è provare a sentire di meno. Per esempio, ci isoliamo fisicamente. Anche chiudere il canale olfattivo può essere una strategia inconsapevole per anestetizzarci. Gli odori, infatti, portano dentro di noi dei contenuti emozionali in quanto, come ho detto, l’olfatto comunica direttamente con il sistema limbico risvegliando emozioni e memorie.

Molti anni fa Alain Corbin chiudeva il suo libro Sociologia degli odori sostenendo che la nostra è una società che è stata così epurata dagli stimoli olfattivi attraverso l’ossessione igienista, da andare incontro a un serio pericolo di anosmia diffusa.

A distanza di tanti anni possiamo dire che più che l’igiene poté l’inquinamento delle nostre città. Respirare a pieni polmoni e accettare che tanti odori ci penetrino non sembra più un’idea molto salubre. Anche in questo caso, per questioni evidenti a tutti, tendiamo a richiuderci ad assorbire meno dal mondo esterno.

E allora è tanto più vitale concedersi un’ora alla settimana per sentire odori. Sentirli con una guida e insieme agli altri, come facciamo nei gruppi di Training Olfattivo, amplifica i benefici.

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