Ed ecco puntuale la telefonata: “Scrivo per la rivista X, mi può dare qualche spunto per un articolo sull’effetto che hanno certi odori sul nostro stato psico-fisico?” Almeno una o due volte l’anno la stampa generalista tratta questo argomento: le essenze per rilassare, quelle per ringiovanire, quelle per lavorare meglio. Il mio primo impulso sarebbe di smontare l’errata convinzione che ad un odore corrisponda un effetto preciso, a partire dalla parola ingannevole più di ogni altra cosa: “Aromaterapia”. Ma il giornalista mi controbatte che l’articolo uscirà comunque, e allora tanto vale ragionarlo insieme.
È vero, una volta che gli odori catturano la nostra attenzione provocano degli effetti che incidono sull’umore, il comportamento e indirettamente sulla nostra salute. Come ormai (quasi) tutti sanno, il sistema olfattivo è collegato ai centri del cervello dove elaboriamo le emozioni, le memorie a lungo termine, le reazioni involontarie. Per questo quando sentiamo un odore, la nostra percezione si colora di una certa emozione, spesso legata a un ricordo più o meno consapevole.
La prima cosa di cui l’olfatto ci avverte è se siamo in presenza di un odore gradevole o sgradevole. Pare che anche i nasi più allenati, tipicamente quelli dei profumieri o degli enologi, non possano esimersi dal provare emozioni primarie di piacere o disgusto in presenza degli odori (valutazione “edonica”), anche se poi, nei loro giudizi, si sforzeranno di far riferimento a criteri più oggettivi.
Dalla valutazione edonica di un odore dipende tutta la gamma di emozioni collegate allo stimolo olfattivo, che possono essere positive (felicità, stupore, sicurezza) o negative (paura, repulsione, rabbia).
Alcuni scienziati si sono interessati allo studio di queste emozioni per verificare se esista o meno un codice olfattivo comune capace di innescare reazioni univoche. Tradotto: ci sono odori che provocano in tutti le stesse emozioni? Basandosi sulle espressioni fisiologiche del nostro Sistema Nervoso Autonomo hanno quindi “misurato le emozioni” che si manifestano quando sentiamo un odore.
In una ricerca su 50 soggetti, le emozioni che le persone affermavano di provare corrispondevano quasi sempre a quelle risultanti dalla reazione corporea. Solo la rabbia veniva talora nascosta, o comunque non era riconosciuta come tale. In presenza dell’odore di bruciato, per esempio, le persone affermavano di provare disgusto, ma in base ai valori raccolti dagli indicatori corporei, manifestavano il tipico pattern fisico della rabbia. E in effetti ha senso, perché l’odore di bruciato è un campanello d’allarme che deve spingere il nostro corpo a un’azione muscolare (la fuga per esempio).
In un’altra ricerca, l’odore del chiodo di garofano (eugenolo) ha permesso di valutare il ruolo decisivo che l’esperienza gioca nella valutazione di un odore. L’eugenolo è molto utilizzata negli studi dentistici come antiinfiammatorio e lieve anestetico. I ricercatori hanno quindi sottoposto l’odore di questa sostanza a due gruppi distinti: uno formato da persone timorose delle cure dentistiche, e l’altro da persone non soggette a questa paura. I test hanno rilevato che il primo gruppo giudicava effettivamente sgradevole l’odore dell’eugenolo e le manifestazioni del loro sistema nervoso autonomo confermavano le dichiarazioni registrando emozioni quali disgusto, paura o rabbia. Il secondo gruppo invece dichiarava di provare emozioni positive, le stesse riscontrate dalla loro reazione fisica.
La ragione per cui chi si occupa di olfatto non ama troppo gli articoli che informano i lettori sui prodigiosi effetti degli odori, è che la nostra reazione agli stimoli olfattivi dipende da troppi fattori ed è davvero difficile determinare una relazione causa/effetto che valga per tutti. Tra le variabili da considerare:
- IL VISSUTO, cioè le nostre esperienze pregresse
- L’ETICHETTA, cioè il nome associato all’odore
- IL CONTESTO, cioè la situazione in cui stiamo sentendo l’odore
Per esempio l’odore del formaggio: in sé può non essere affatto piacevole. Se lo etichettiamo come “odore di piedi” sicuramente generiamo un senso di fastidio in chi lo sente. Se lo presentiamo invece come Fontina… beh, in alcuni avranno addirittura l’acquolina in bocca.
Prendiamo anche il famoso odore di bruciato, che come abbiamo visto, è in grado di suscitare rabbia e paura. Immaginiamo di contestualizzarlo all’interno di un bel salotto in inverno mentre fuori nevica e l’odore della legna che brucia si diffonde dal caminetto contribuendo a “riscaldare” l’atmosfera. In questo caso l’effetto è tutt’altro che sgradevole. Il contesto ci permette di cambiare radicalmente il significato di un odore!
Difficile davvero attendere risposte UNIVOCHE agli odori. Uno studio rivolto ad analizzare l’impatto emotivo di alcuni odori urbani, ha concluso che indubbiamente questi influenzano la nostra percezione dei luoghi, ma che è necessaria la massima cautela nell’utilizzo di odori artificiali negli spazi pubblici perché le reazioni possono essere molto eterogenee e quindi imprevedibili.
Fatta questa premessa, vorrei però dare una speranza a tutti coloro che sognano di poter “dominare il cuore degli uomini” conoscendo il segreto linguaggio degli odori [cit. Il Profumo di Patrick Süskind].
Apriamo quindi un nuovo scenario.
È stato appurato che i ricettori olfattivi, le cellule neurali preposte alla codifica delle molecole odoranti, si trovano non solo nell’epitelio olfattivo ma anche negli organi quali il cuore, i polmoni, il fegato, lo stomaco, l’intestino, la pelle… Possiamo semplificare dicendo che sentiamo gli odori non solo con il naso ma con tutto il nostro corpo. Certo però, di queste dinamiche non abbiamo alcuna consapevolezza.
Quando un ricettore del cuore capta una molecola odorante ne trae un’informazione che non è di tipo “olfattivo” poiché disgiunta dai nostri centri di elaborazione degli odori (bulbo olfattivo, area limbica, neocorteccia, ecc..).
Questi ricettori tuttavia si attivano in presenza di certi odoranti e hanno mostrato di avere delle incredibili capacità di attivare processi di guarigione o comunque stimolare in positivo l’attività cellulare del nostro corpo. Addirittura è stato riscontrato che possono bloccare l’avanzamento dei tumori!
Ma questo cos’ha a che vedere con la percezione degli odori?
C’è un caso in cui è stata dimostrata una incredibile correlazione.
Si sa da tempo che gli spermatozoi hanno ricettori olfattivi (hOR17-4) i quali si attivano in presenza di un odorante “mughetto”. Quando il ricettore capta la molecola caratterizzata da questo odore (in particolare si tratta del Bourgeonal) si riscontra come lo spermatozoo aumenti la velocità di movimento e velocizzi i movimenti del proprio flagello (la codina) in direzione della fonte dell’odore. In pratica, il ricettore olfattivo attivato dall’odorante mughetto promuove la fertilità cioè le possibilità che lo spermatozoo arrivi felicemente a fecondare l’ovulo.
Fin qui parliamo sempre di fenomeni che avvengono fuori dalla nostra consapevolezza.
La cosa straordinaria è che una ricerca ha recentemente riscontrato che gli uomini con scarsa sensibilità olfattiva verso l’odorante mughetto (Bourgeonal) erano anche quelli affetti da sterilità.
Esisterebbe quindi una correlazione tra i ricettori presenti nell’epitelio olfattivo che determina la nostra capacità di percepire gli odori, e quelli presenti nel corpo. La nostra sensibilità più o meno spiccata verso determinati odori potrebbe essere indice di una certa condizione fisiologica.
Per il momento la ricerca ci fornisce alcuni tasselli di un puzzle che ancora non è possibile comporre per interno. Non ci si azzarda quindi trarre alcuna conclusione, di certo però, questo è uno dei territori di frontiera più interessanti e promettenti nell’ambito della scienza dell’olfatto.
Immaginiamo, per esempio, di poter mappare i ricettori olfattivi che si trovano nel corpo umano scoprendo da quali odori sono attivati. Immaginiamo quindi di esaminare la nostra sensibilità olfattiva verso queste sostanze odoranti e da qui verificare la nostra condizione di salute. Fantascienza? Può darsi ma di certo, in un simile scenario, non staremmo più studiando solo vaghi effetti psicologici della percezione olfattiva, ma il legame tra una certa sensibilità verso gli odori e la nostra condizione fisica. Con la possibilità – già in parte dimostrata − di poter incrementare la nostra salute tramite l’esercizio attivo dell’odorato.
E finalmente avremmo qualche argomento in più da dare ai nostri giornalisti!
© Francesca Faruolo
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